lunedì 16 giugno 2008

Orto Condiviso, prima riunione

Mi sembra che la prima questione strategica da affrontare sia quella del tempo minimo richiesto. La mia idea è che questo debba essere limitato alla raccolta e ad un turno mensile di diserbo (o lavori equivalenti). Questo non vuol dire che chi voglia e abbia tempo a disposizione non possa andare più spesso, anzi, dovrebbe essere messo in condizione di far fruttare al meglio questa esperienza. Ma, se parliamo di soglia minima di accesso, mi sembra impossibile garantire come gruppo una presenza quotidiana sul campo attraverso un impegno fisso settimanale di 1-2 ore di ogni partecipante.

Non scordiamoci che il progetto, almeno per come l'abbiamo immaginato noi sulla base delle esperienze che abbiamo visto di persona e di cui abbiamo letto è essenzialmente un modo alternativo (che certamente implica e si distingue per una serie di significati e valori molto importanti) di fare la spesa.

Nella definizione di Community Supported Agriculture a cui ci riferiamo il supporto è essenzialmente di natura finanziaria (la quota mensile anticipata) e solo come eventualità aggiuntiva e non obbligatoria c'è anche un coinvolgimento diretto nel lavoro. Quello che cambia profondamente è il rapporto di un gruppo di persone con un produttore, con il quale innanzitutto si condividono i rischi e alcune decisioni relativi alla produzione, non necessariamente la gestione del tempo personale/famigliare.

E' una questione fondamentale che darà l'impronta a tutto il progetto: cosa ne pensate? Che impegno vi sentite di poter affrontare?

Decidiamo un'impostazione da proporre al prossimo incontro, aspetto le vostre considerazioni.

Vi ri-allego gli appunti (Orto Condiviso, prima bozza) che avevamo scritto io e Andrea dopo il primo incontro con Giovanni, se potete dategli un'occhiata perchè c'è la traccia dell'esperienza milanese di riferimento, che abbiamo visitato prima di iniziare a parlarne nel gruppo, e alcuni riferimenti alle esperienze più consolidate all'estero.

Ciao, Francesco.

P.S.
In tutto questo discorso mi riferisco alla ordinaria amministrazione di quando il progetto sarà ben avviato, mentre penso che un una fase di avvio sia opportuno che chi di noi può (io mi ci metto) dia una mano in più per preparare il campo, il capanno degli attrezzi, il sistema di irrigazione e quello che ci dirà Giovanni.

2 commenti:

Admin ha detto...

Ciao Francesco,
Io ho partecipato alla riunione giovedì scorso e ho avuto un'impressione favorevole sull'impostazione del progetto. Francamente, non ho colto l'aspetto di "modo alterantivo di fare la spesa" come fattore principale del progetto, e se ciò è stato per un mio fraintendimento allora devo riconsiderare la mia partecipazione al progetto.

Da ciò che ho capito, e per come l'intendo io, questa esperienza dovrebbe avere come finalità educativa (per me stesso e per la mia famiglia spero) quella di andare oltre all'esperienza del "comprare" ciò che è stato prodotto da altri non perchè ciò rappresenti chissà quale demone ma perchè ciò che si compra, e che magicamente appare nelle nostre case, è sempre immancabilmente disgiunto dal lavoro necessario per ottenerlo. Questo porta secondo me, specialmente per i bambini, ad una comprensione distorta del valore delle cose.

Ritornare, ovviamente solo parzialmente, all'esperienza di godere direttamente, senza intermediazione del denaro, dei frutti del proprio lavoro è il valore fondamentale che mi spinge ad aderire al progetto. Io quindi tendenzialmente mi sento per privilegiare un progetto in cui si richieda una maggiore una disponibilità di tempo rispetto ad un progetto in cui si richieda sostanzialmente un supporto finanziario. Forse, se le esigenze/disponibilità dei partecipanti sono così diverse si potrebbe pensare a due quote diverse, una più alta per chi non riesce ad offrire un sotegno lavorativo ed una più bassa per chi invece da maggiore disponibilità di tempo. Io comunque do sin d'ora la mia disponibilità per due ore settimanali.

Stefano Giberti

Admin ha detto...

Ciao a Stefano e a tutti.

Stiamo parlando essenzialmente di un progetto di consumo etico, come e più del GAS. Tutti i valori e le finalità che sono incorporati e che tu evidenzi io li sottoscrivo, li avevo dichiaratamente tenuti sullo sfondo (sia nella mail che nel messaggio che avevo allegato in vista della riunione) perchè mi interessa mettere a fuoco la questione organizzativa, individuando insieme una soglia MINIMA che caratterizzi il progetto, vada bene a tutti e garantisca la sostenibilità dell'esperienza nel lungo periodo.

Il supporto finanziario è in questo caso un uso del denaro ben diverso dall'acquisto: è la condivisione concreta, in un rapporto di fiducia, dei rischi del produttore(gelo, grandine,parassiti e afflizioni bibliche varie.) e della sua capacità di farvi fronte. Anche questo ha il suo contenuto educativo oltre che etico.

Giovanni, dopo la riunione, ha iniziato a elaborare una proposta un po' diversa i cui dettagli saranno chiariti nei prossimi giorni e discussi nella riunione che si terrà nella sua azienda fra una o due settimane e di cui inizio a dirvi le caratteristiche essenziali:

1.
L'orto da lavorare sarà (almeno inizialmente) non a Terraviva ma nella sua azienda a Ro, perchè è già avviato.
2.
Il rapporto/supporto si esprime in una specie di, passatemi il termine, "abbonamento" ad una cassetta mista settimanale a prezzo fisso, da ritirare a Terraviva.
3.
E' richiesta una partecipazione minima di una volta al mese, in giorni e ore da concordare con lui, per lavori vari che consentono di fare esperienza diretta e concreta.
4.
E' sempre possibile concordare con Giovanni le modalità di un eventuale impegno superiore.

Ciao Francesco.