lunedì 16 giugno 2008

Orto Condiviso, prima bozza

Ciao, l'incontro di oggi mi è stato utile per mettere a fuoco alcune idee per il progetto di orto urbano condiviso.

Prima cosa, mi piace sottolineare il termine urbano un po' per marcare la peculiarità di una collocazione veramente eccezionale e un po' per specificare a chi ci stiamo rivolgendo.

Secondo, quando Giovanni giustamente dice che non deve essere una cosa per pensionati tutti abbiamo in mente che non è per discriminare i vecchietti ma per sottolineare che non stiamo parlando di un'attività ricreativa o socio-assistenziale. Stiamo invece parlando di un modo (molto ricco di significati e valori che cercheremo di evidenziare senza rompere troppo le palle a nessuno) per soddisfare A) per tutti un bisogno di consumo di certi prodotti, B) per qualcuno anche un bisogno di agire in modo etico, rispondente ad una sua visione.

Stiamo quindi parlando, come per il GAS, essenzialmente di consumo e di rapporto fra consumatori, territorio (urbano nella fattispecie) e produttori (qui un produttore). La prospettiva è quella consolidata in altri paesi sotto il nome di CSA (Community Supported Agriculture). Provo a tradurre una definizione dal francese: si tratta di un “partenariato di prossimità” fra un gruppo di consumatori e un produttore locale […]. È un contratto di solidarietà basato su un impegno finanziario dei consumatori, che pagano in anticipo la totalità dei loro consumi di un certo tipo di prodotti per un periodo definito, in cambio di un paniere di beni. Il sistema si basa dunque sul principio della fiducia e della responsabilizzazione del consumatore.(Da: fr.wikipedia.org/wiki/Association_pour_le_maintien_d'une_agriculture_paysanne)

In altre definizioni si parla anche della possibilità che il produttore richieda un certo impegno pratico in alcuni momenti ma il rapporto di fiducia molto forte che si instaura è basato essenzialmente su un impegno finanziario e la condivisione di un progetto finalizzato a ottenere cibo che oltre ad un valore alimentare ha anche un valore etico.

Le mie idee sulle caratteristiche che il progetto deve avere per avere successo si basano su quello che un po' conosco e un po' immagino sulle persone che potrebbero partecipare. In particolare, come già vi dicevo:

1) deve avere una soglia ideologica e pratica di accesso molto bassa: non deve essere una cosa per ultraconvinti che hanno già sposato una visione del mondo e non deve richiedere molto tempo a chi non ce l'ha o lo vuole passare come più gli pare. Casomai deve offrire a chi lo vuole l'opportunità di approfondire e impegnarsi di più. Il vero successo è per me tirare dentro in modo delicato delle persone altrimenti estranee a tutti i nostri discorsi. Per me quota mensile, raccolta e diserbo a turno devono essere la base minima che garantisce l'accesso, altre cose sono gradite e incoraggiate ma non obbligatorie.

2) Questo significa che (come nel caso di Milano) la produzione è sostenuta dai consumatori ma realizzata dall'azienda.

3) A sua vota questo è molto importante anche perchè i consumatori dovrebbero avere (compatibilmente con le stagioni e tutti gli imprevisti ma a prescindere dal loro lavoro diretto), la garanzia di un paniere di prodotti belli, buoni, vari e con un ottimo rapporto qualità/prezzo per due motivi: primo perchè bisogna soddisfare un bisogno reale con un paniere di prodotti il più possibile completo, o almeno vario (se vengo a prendere la lattuga nel campo ma poi devo andare al negozio a comprare il resto non vale la pena), secondo perchè le persone soddisfatte ne parlino con vicini, parenti e amici e diffondano così l'idea.

4) Questo aspetto della varietà mi fa pensare ad una cosa di cui non abbiamo parlato oggi: l'orto sarebbe permacolturale? Non ne so quasi nulla ma mi sembra di aver capito e visto a Milano che sia un buon sistema per tanti motivi fra cui quello di produrre più cose in uno spazio limitato. Permacoltura o no penso che la progettazione in funzione di un paniere bello pieno e vario sia fondamentale. Ho letto su qualche sito straniero che l'impegno minimo è di almeno 4 prodotti in inverno e almeno 6 nelle altre stagioni.

Piccolo esempio di gestione pratica (sulla base dell’esperienza Milanese):

Una volta riunito il gruppo di famiglie interessate alla partecipazione e condivisione dell’orto si definirà su indicazione del produttore una quota associativa per coprire i costi di copertura assicurativa e altre attività ed una quota mensile per lo sfruttamento.

Quota

Tale quota dovrà comprendere in maniera “forfetaria” costi di manodopera, irrigazione, eventuali trattamenti o lanci di entomofagi, sementi o piantine, partecipazione economica all’acquisto di attrezzi e macchine a lavoro manuale es. fresino, ecc.
LA quota sarà versata durante i mesi produttivi con un mese di anticipo, per coprire il lavoro di preparazione del terreno necessario all’ottenimento del prodotto agricolo.

Raccolta e cura

La raccolta potrà essere effettuata liberamente in base alle proprie esigenze nel completo rispetto di quelle altrui. Il raccolto dovrà essere pesato e segnato di volta in volta , per avere traccia della produzione totale al fine di regolare le future semine. Saranno stabiliti turni per la cura superficiale dell’orto, che trattandosi di piccole estensioni potrà essere effettuata manualmente, come ad esempio il diserbo. Eventuali prodotti in eccedenza potranno essere destinati alla vendita diretta dell’azienda.

Dimensionamento orto

La dimensione dell’orto dovrà essere calibrata al numero di partecipanti attivi, considerando un terzo di terreno in più per evitare contese tra ortaggi e eventuali nuovi inaspettati membri.

Formazione, programmazione e COMPASSIONE (nel senso etimologico del termine)

I membri saranno invitati a partecipare a piccoli momenti di aggregazione in cui si potranno confrontare e potranno ricevere consigli dal produttore sulle tecniche di cura dell’orto e condividere esperienze. In questi momenti potrà essere interessante partecipare alla compilazione dei registri del biologico e alla programmazione colturale per le successive stagioni, consci della esperienza personale.

Francesco Ghidoli

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